lunedì 16 luglio 2012

ODIFREDDI: “CARO PAPA TI SCRIVO…”: Una metamorfosi Kafkiana / di A. Stagnitta


Apprendo ancora una volta, con piacere, che il matematico, ateo, Odifreddi, con Kafkiana disinvoltura, si vuol cimentare nel suo libro (Caro Papa) con la paleontologia e discipline affini, e vuole discutere, col “caro Papa” Benedetto, di evoluzionismo: classico tema di contrasto con i “creazionisti”.
Naturalmente egli si pone sul solenne trono della scienza darwiniana, creduta consolidata, e giudica tutti gli altri, poveri cristi, che gli stanno ai piedi, come degli sprovveduti tolemaici che pretendono, con puerile genericità, di saltare i dettagli, mentre «il diavolo sta nei dettagli» (p. 127).
Si pretende dal “caro Papa”, che cerca di istruire i suoi fedeli, una rigorosa e scientifica conoscenza della paleontologia, della biologia e della biologia molecolare. Il Nostro proclama, con bel sussiego, che «Darwin (…) ha individuato nell’evoluzione per variazione, selezione e adattamento, il meccanismo attraverso il quale le specie vegetali e animali si formano [?], sopravvivono e si estinguono» (ib.). Si ostenta, di fatto, la genericità popolare del discorso. Perché, entrare nei dettagli della teoria evoluzionista spalancherebbe una terrificante battaglia, tra gli addetti, da annichilire gli ingenui e sprovveduti matematico-paleontologi e quant’altri, compreso il “caro Papa”, che, però, non enfatizza ma se ne sta, discreto, ad attendere e badare alla “salvezza delle anime e dei corpi”.
            Siamo, perciò, alle solite di Piergiorgio generico.
Che cosa è questo “meccanismo” per selezione naturale, adattamento, ecc. per cui le specie animali e vegetali si evolvono? Cosa è questa “unica spiegazione scientifica interna al processo” (p. 128) ? E qui spuntano i fossili (ossa di animali e resti vegetali, compreso il benedetto petrolio) che avrebbero la funzione di dire e dimostrare il processo evolutivo delle specie, viventi e no, nell’orbe terraqueo.
            Ci fermiamo all’uomo e alla sua vita cosciente, veicolata nei millenni dalle infinitesimali quantistiche forme viventi…
            L’Odifreddi scrive (p. 122): «La teoria di Darwin, si basa (…) su un meccanismo che combina casualità e determinismo (…) come fece in seguito la meccanica quantistica».
Questa premessa, onesta e chiara, manifesta però «un grave errore logico»-metafisico, ma non del “caro Papa” bensì del Piergiorgio e di tutti i sodali evoluzionisti a tempo pieno affiliati ai più classici tolemaici dei bei tempi galileiani, a parti invertite.
            Invero: cosa è la casualità combinata col determinismo, come scoprirebbe Heisemberg nella quantistica invocata dal Nostro?
            Casualità. Il Caso, come un Dio misterioso. La metafisica del Caso: il Creatore di qualcosa dal Nulla (non si può procedere all’infinito). Ovviamente questo è un discorso “pericoloso” (D.C. Dennett – 1997) perché mischia le capre della metafisica (Caso, Nulla, Tempo, Infinito, ecc.) e i cavoli della “scienza” evoluzionista darwiniana pressappochista (S.J. Gould). Sta a vedere cosa significhi: “il Caso crea”. Forse meglio dire che “le cose” spuntano come i funghi dal… Nulla. Si può scegliere. Casuale è, quindi, ciò che accade per caso, mai avrebbe potuto accadere e mai più accadrà: ma è accaduto!
            Il processo inverso: l’uomo sapiens sapiens si è evoluto da un essere scimmiesco da cui provengono anche le scimmie antropomorfe. Quest’essere, a sua volta, si è evoluto, “per selezioni e processi vari adattivi, da precedenti mammiferi sempre meno umanoidi, e questi ancora da esseri non più mammiferi (?) ma acquatici, sino ad arrivare alle amebe e agli animali unicellulari che si sono formati, milioni di anni fa, nelle famose classiche “padelle primordiali” sature di amminoacidi della paleontologia…
E le pozzanghere-padelle primordiali, ci chiediamo, da dove si sono formate? Esse sarebbero il prodotto degli sconvolgimenti metereologici avvenuti durante il raffreddamento del globo terraqueo. La palla di fuoco della Terra, Luna e Sole e stelle e galassie sono il prodotto del Big Bang da cui è nato il nostro Universo e tutto il resto.
Ma, prima del Bang? Il Nulla: che, come dicono alcuni, per fluttuazione quantistica produce il Tutto, e così via il bel racconto sino ad arrivare, dopo miliardi di anni (il tempo?), al Caso e alla Necessità. Essi sviluppano “il cielo e la terra e tutto ciò che essa contiene” compresa l’intelligenza dell’uomo (Cfr. Libro della Genesi 1, 1 ss).
            Ci sono oggi teorie che ammettono addirittura una «proto-universo» precedente il nostro attuale (?) o, se si preferisce, «un’era pre-pre-Bing-Ronc». Le prove! Nulla. E’ la più bella ultrametafisica da me conosciuta.
Bisogna però fare una piccola correzione al discorso: al posto di Necessità e Dterminismo (concetto astratto) sostituiamo Dio (Essere Necessario) e al posto di Caso sostituiamo Tempo (spazio-tempo di Einstein): oppure fate vobis, a scelta: l’aleatorietà, la possibilità pura, l’indeterminismo, o che diavolo sia.
Evidentemente qui ci si crogiola tra logica e metafisica (Nulla, Caso, Necessità, Tempo, Eternità e concetti simili) e Rivelazione ebraico-cristiana (Bibbia). Tutte cose, queste, esorcizzate dai positivisti illuminati di ogni tempo, e dagli antimetafisici sfegatati del mondo empirista e positivista. Dio deve essere eliminato ad ogni costo: delenda Carthago.
            Ma come? Si butta tutto dalla porta, caro matematico-logico Odifreddi, e si rientra dalla finestra? L’ossimoro è sempre la bella scelta tua. E se ti dicessi che gli amminoacidi delle “padelle primordiali” somigliano perfettamente al “fango” della Bibbia da cui il Caso-Creatore fa il pupo, gli soffia dentro, nelle narici ed, oppla! l’uomo vivente è fatto? Che ne diresti?
            Per la donna è un’altra cosa: essa nasce dalle costolette di Adamo protobatterio. Perché, se i maschi nasciamo dalle femmine, esse, almeno la prima volta, nascono dal maschio.
            Voi, cari evoluzionisti, senza dimostrare nulla, fate lo stesso discorso del Libro della Genesi, con la differenza che mentre i bravi creazionisti (Cattolici) dicono che si tratta di una descrizione che attinge al sacro mito, voi invece dite che si tratta della… realtà: più cattolici del caro Papa.
            Fatte queste precisazioni, il discorso, nel merito, ora pensa di imboccare la via scientifica: la teoria evoluzionista, dopo centocinquant’anni, resta indimostrata, provocando nel pensiero moderno un grande equivoco e una “pericolosa” polemica (Cfr. D.C. Dennett, L’idea pericolosa di Darwin, 1997).
            Nell’equivoco ci casca anche il caro amico Piergiorgio: non poteva essere diversamente, dato l’ambiente culturale delle padelle primordiali. Polemizzare col caro Papa, o con i Creazionisti, è semplicemente insensato. Si vuol chiedere alla Fede (Bibbia e creazione) una ragione scientifica della causa del Tutto dell’Universo, mentre la Bibbia è solo rivelazione soprannaturale e, quindi, è Mistero che niente ha a che vedere con la ragione. Lo stesso San Tommaso dice apertamente, nella Summa (q. 45),che voler dimostrare con la ragione la creazione nel tempo è una causa persa: bisognerebbe prima capire l’essenza del creato per poterne dare, poi, una definizione. Ma questo è impossibile perché di tutto il complesso del creato non abbiamo esperienza e, quindi, non possiamo definirlo “per genere e differenza specifica”: genere degli esseri creati e differenza da che cosa? Se la Classe di tutte le classi (Natura) non contiene se stessa tra i suoi valori, come si potrà definire? (Inderogabile principio logico). La creazione nel tempo è solo un dato rivelato (fede) non dimostrabile. Si può sempre dire che il tutto è ab eterno anche se soggetto ad una Causa (Dio) cioè coeterno a Dio (S. Tommaso).
            Il Patriarca neolitico che vergò, ispirato, il Libro della Genesi ha innescato nei suoi ascoltatori, come un Socrate ante litteram o un Platone del mito o un Aristotele della logica, il desiderio di sapere come mai la vita anziché no, e da dove essa proviene, perché il nulla o l’eterno sono concetti metafisici senza esperienza e, perciò, scientificamente non utilizzabili al di fuori della metafisica stessa.
            Perciò, quando il più importante dei geologi, biologi e storici della scienza del secolo scorso, Stephen Jay Gould, riinterpreta il «più importante e prezioso di tutti i giacimenti fossilliferi», quello di Burgess, egli si accorge chiaramente che il sito non dà affatto una mano alla teoria evoluzionista. Anzi, esso diventa «il protagonista di una vicenda scientifica destinata a scardinare il capisaldi classici dell’evoluzionismo» (La vita meravigliosa, tr.it. Feltrinelli, Milano 1990, p. 55). E fa parecchio scandalo, tra gli addetti, l’affermazione che la selezione naturale è una pia leggenda.
            Non viene incontro agli evoluzionisti doc neanche la storiella dell’ulteriore anello mancante di Sterkfontein (Sud Africa). Se, infatti, non si trovano gli altri incommensurabili anelli mancanti, la teoria non è affatto dimostrata.
            Phillip V. Tobias, paloeontologo di fama mondiale, insinua (Dichiarazione 9 Dicembre 1998 a Johannesburg in occasione del ritrovamento dello scheletro di pre-ominide (m. 1,20) in una caverna di Sterkfontein) che questa scoperta potrebbe indurre i paleontologi a rivedere le varie “genealogie” evoluzioniste selettive.
            Le polemiche che nascono «sono però furibonde» (R. Fortey, Età: Quattro miliardi di anni. Storia dell’evoluzione della vita sulla terra attraverso i fossili, tr.it. Longanesi, Milano 1999, p. 133 ss.).
            In questo clima di “evoluzione a mosaico” (Tobias) ed ondulatorio mi pare sia chiaramente illecito non solo decidere da che parte stare con alcune precise conclusioni ma sarebbe profondamente ascientifico e fantasioso non saper dare spiegazioni globali e contemporaneamente affermare, come vero, l’assunto dell’evoluzione delle specie per selezione naturale o per speciazione o per equilibri punteggiati.
            Mi sembra onesto ed opportuno che ogni eccesso pseudoscientifico ed ipotetico del saper tutto venga demolito, e al suo posto surrogata con prudenza ed accortezza la fatica della ricerca. Lo stesso Tobias ammette: «Ora sappiamo che erano sbagliate quelle convinzioni (dell’evoluzione geografica Asia-Africa) e non il reperto [bambino di Taung] (…): era un ominide ancestrale che condivideva col genere umano l’onore di appartenere alla famiglia degli Hominidae». «La polemica che ne nacque fu furibonda» (ib.).
            Sta di fatto che i moderni evoluzionisti, che pare abbiano finalmente risolto, con comete, australopitechi e varie strategie magiche, il problema della vita, dell’uomo e della sua terrestre psicofisica scaturizione, si scontrino selvaggemente tra di loro. Sembra che non riescano ad intendersi sui gravi problemi posti dalle teorie darwiane. E mi pare che molluschi e batteri la facciano da padroni: la padella col brodo primordiale invece di friggerli sembra li abbia cresciuti e moltiplicati e lanciati verso la consapevolezza e la coscienza autonoma, verso il pensiero e la mente dopo interminabili selezioni naturali e processi algoritmici.
            E le prove tecniche e scientifiche di queste sorprendenti realtà dove sono?


LA POLEMICA EVOLUZIONISTA E SUA “PERICOLOSITA’”

            Veniamo ora alla selvaggia ironia di Daniel C. Dennett, neordarwiano doc, verso i colleghi evoluzionisti part time: Stephen Jay Gould e Richard Lewontin, Alfred Hoyle, Teilhard de Cardin, Eccles ed altri.
            La “pericolosa” idea Cfr. D.C. Dennett, L’idea pericolosa di Darwin. L’evoluzione e i significati della vita, tr.it. Bollati Boringhieri, Torino 1997; S.J. Gould, The Spandrels of San Marc and the Panglossian Paradigm. A Critique of the Adeptationist Programme, in «Proceedings of the Royal Society B», CCV (1979) pp. 581-98; S.J. Gould, Questa idea della vita, tr.it. Editori Riuniti, Roma 1984; Id. La vita meravigliosa, cit. id., Darwinism and the Expantion of Evolutionary Theory, in «Science», CCXVI pp. 380-87; Teilhard de Chardin, tr.it. Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano 1968. «La “pericolosa” idea di Darwin di cui parla il titolo [del Dennett] non è [propriamente] l’evoluzione ma il fatto che essa [è giudicata da molti come] pericolosa e che avvenga per selezione naturale» (cfr. D.C. Dennett, op.cit., copertina). Mi sembra già questa una prima grave difficoltà riconosciuta tuttavia come “un’opera superba” da John Gribbin, (Science) cioè da uno studioso. Daniel C. Dennett passa la sua vita a studiare tali argomenti e a dirigere il “Centro di studi cognitivi” presso la Tufts University ofMassachussets. Che poi l’evoluzione sia “un fatto” non ne sarei tanto certo se non in misura di modestissime adattazioni ed, in ogni caso, che “a spiegarla” non sia assolutamente sufficiente “la selezione naturale” già contestata da Stephen J. Gould, evoluzionista doc. Essa presupporrebbe tale energia e tale metafisica da far preferire soluzioni da Progetto o da Mente per sé esistente (cfr. D. Dennett, cit. p. 56-74).
            Sono costretto a riportare due brevi brani del libro di Dennett: L’idea pericolosa di Darwin. L’evoluzione ed i significati della vita. Il primo brano è la sintesi del capitolo nove del libro. Il secondo è quello del capitolo dieci.
Eccoli:
«Capitolo 9: In biologia, l’adattazionismo è onnipresente e dotato di grande forza. Come di qualsiasi altra idea, se ne può fare cattivo uso. Ma non è un’idea erronea; di fatto, è il nucleo insostituibile del pensiero darwiniano. La leggendaria confutazione dell’adattazionismo da parte di Gould e Lewontin è un’illusione, però questi studiosi hanno ridestato la coscienza di tutti nei confronti dei rischi dei ragionamenti incauti. Il buon pensiero adattazionista ha sempre un’attenzione estrema per i vincoli nascosti e di fatto è il metodo migliore per individuarli».
            Mi pare che il Dennett voglia dire che la teoria adattazionista (adeguarsi ad ogni ambiente ed a ogni progettualità) non sia un’idea erronea. Perciò, se qualcuno la volesse confutare, come il Gould e il Lewontin, anche se con argomenti solidi, si troverebbe nelle stesse condizioni di “uno scrittore di leggende”, che «illusoriamente fa cattivo uso della onnipresente» e robusta teoria adattazionista. O al più, aggiungerei io, si troverebbe proprio nella classica situazione in cui si trova un credente che non può provare, ovviamente, i principi  della propria fede  religiosa. Ma, nel momento in cui si accingesse a respingere come non-cogenti le argomentazioni dell’avversario, allora verrebbe tacciato di “leggendaria confutazione” e di “illusione” mentale: fede contro fede. Come si possono intendere due fideismi?
            Il secondo brano sintetizza il capitolo dieci:
«Capitolo 10: La concezione del pensiero darwiniano presentata fino a questo punto è stata contestata, ripetutamente, da Stephen Jay Gould, i cui autorevoli scritti hanno contribuito a diffondere un quadro gravemente distorto della biologia evolutiva tra i profani, i filosofi e gli scienziati di altri settori. Gould ha annunciato parecchie limitazioni «rivoluzionarie» del darwinismo ortodosso, che però risultano
essere falsi allarmi. Si può discernere uno schema di fondo in queste campagne: Gould, al pari di altri eminenti studiosi dell’evoluzione prima di lui, è andato alla ricerca di ganci appesi al cielo per limitare il potere dell’idea pericolosa di Darwin».
            Pare che dica: Stephen Jay Gould è l’inventore di un bellissimo mito: “la contestazione del darwinismo ortodosso”. Eppure: «chi conosce Darwin e il darwinismo meglio del Gould? (ib.)».
            Il Gould aveva scritto, a scanso di equivoci e con onestà, che «gli scienziati hanno un potere in virtù del rispetto imposto [a tutti] dalla disciplina [che coltivano]. Perciò, possono essere gravemente tentati di abusare del loro potere. Questo lo fanno col promuovere la nascita di pregiudizi personali o anche per fini sociali [o politici]». Tuttavia egli è cosciente che profittare di questo potere da parte degli scienziati di condizionare e meravigliare gli sprovveduti non è cosa onesta perché li esporrebbe a perdere quell’identico rispetto che è stato motivo e piacere, per loro, di iniziare una ricerca scientifica al di là delle proprie competenze. Nonostante questo, credo di capire che si voglia sostenere, da parte del Dennett, contro i contestatori «del darwinismo ortodosso (…) con impatto retorico sul mondo esterno (…) immenso e travisante», la tesi che le teorie consolidate della scienza, di qualsiasi scienza, compresa naturalmente la paleontologia, non sono contestabili. Quando lo sono, la pena è l’ignominia di leggendari enunciati o, al massimo, la distaccata e sufficiente considerazione di essere “blandi correttivi dell’ortodossia” dogmatica, nel caso nostro, darwinista. Essa non può essere prossima all’estinzione come invece sosterrebbe il Gould.
            Per cui, crederei di dover concludere che la fisica quantistico-relativista, per esempio, che ha demolito e spazzato via buona parte dei castelli della fisica ottocentesca o meccanica classica non sarebbe altro che una leggenda ed un’impertinenza  da  “impatto retorico”  “travisante”.  Dico:  mi  sembra,  perché  la prudenza in questo traballante campo scientifico non è mai troppa. Le teorie si susseguono a ritmo incalzante e non sempre sono l’ampliamento o la deduzione di precedenti premesse: e con i neutrini più veloci della luce (pare) traballa anche Einstein.
            Lo stesso Dennett ammette che nell’ambito del suo lavoro di cognitivista evoluzionista l’aver fatto considerazioni sull’evoluzione darwiniana gli ha procurato forti e “curiose resistenze” da parte di filosofi, religiosi, psicologi, linguisti, antropologi, eccetera, e colleghi nell’ambito della stessa visione evoluzionista. Gli appelli al «ragionamento darwiniano» sono stati sempre categoricamente respinti(…). «Essi .- riferisce il Dennett – sarebbero frutti di una scienza superata e screditata». Mentre altri lo hanno “tranquillamente informato” di non aver capito nulla di biologia e di non essersi preparato bene. La colpa di tutto ciò è di Stephen J. Gould il quale «ha mostrato che il darwinismo non è tanto in forma, dopo tutto. Anzi, è prossimo all’estinzione». «Ma ciò – replica con forza e decisione il Dennett, quasi sdegnato per l’impertinenza di uno scienziato così serio – è una leggenda». (L’idea pericolosa, cit., ib.).
            Non è finita. Il nostro autore riconosce a Stephen J. Gould di avere un grande ascendente non solo a livello popolare ma anche, ahimè! persino nell’ambiente scientifico. Gli americani pare che siano male informati sulla teoria evoluzionista. E questo per colpa di Gould: il 47 per cento di essi crede ancora che «Homo sapiens sia una specie creata da Dio meno di diecimila anni fa».
            Nonostante ciò, i lavori del Gould, numerosi e correttivi, «sono per la maggior parte semplicemente meravigliosi e straordinariamente eruditi, e Gould rappresenta proprio il modello di scienziato che riconosce (…) che la scienza, se fatta nel modo corretto, è una materia umanistica» l’idea pericolosa, cit., (ib.).
            Il vero problema per il darwinismo – irride sadicamente il Dennett - è «la deplorevole capacità di attirare gli appassionati meno graditi – demagoghi, psicopatici, misantropi e altri che abusano dell’idea pericolosa di Darwin. Gould ha messo a nudo questa triste storia in decine e decine di racconti su seguaci del darwinismo sociale, su razzisti inqualificabili e, nel modo più vivace, su persone essenzialmente buone che sono state confuse da una qualche sirena darwiniana». E parando la sciabolata, si defila: «E’ fin troppo facile produrre senza alcun criterio una qualche versione del pensiero darwiniano interpretato malamente, e Gould ha impiegato una parte importante del lavoro di tutta una vita per proteggere il suo eroe da questo genere di abuso».
            Ma – ironia della sorte! - tutto ciò (proteggere il darwinismo) ha provocato paradossalmente un contraccolpo. Nonostante il Gould fosse «l’evoluzionista americano per eccellenza», tuttavia - secondo Robert Wright (1990, p. 30), «se ha sistematicamente fuorviato gli americani in merito all’evoluzione e al suo significato, si tratta di un enorme danno intellettuale».
            Il Dennett promette di smantellare tutte queste leggende con un’ironica e icastica citazione: «una volta Quine [W.V.O., logico-matematico di grido], riferendosi ad un critico del suo lavoro che era andato completamente fuori strada, disse: “Legge con la pennellessa”». Cosa è una pennellessa? Un pennello femmina!
            Mi pare di capire che Gould, Dennett, e compagni di Darwin siano perplessi se collocarsi tra i «demagoghi, psicopatici, misantropi, razzisti inqualificabili, confusi mentali e variopinti scienziati del settore, oppure tra gli amanti onesti e rispettosi della disciplina». A sentire gli uni, si va verso i malati e psicopatici, ma naturalmente facendo sempre eccezione per sé; ad ascoltare gli altri, essendo collocati nella evidente verità, si fa professione di scienza cioè di psichiatria biologica. Essa, bene applicata, dovrà salvare l’umanità intorno al 2005 [?] quando «le grandi istituzioni culturali, come la Chiesa e lo Stato, eserciteranno un’influenza minore, mentre diventerà più importante la cultura di ogni giorno (…) con le inevitabili conseguenze per la psichiatria, perché si giungerà ad una crescente diffusione dei farmaci e delle sostanze chimiche per scopi ricreativi o additivi». Vale a dire che si avrà la salvezza con la diffusione della droga, eccetto sicuramente per gli scienziati neuroterapeuti che, pare, diventeranno i nuovi negrieri col guinzaglio per gli sprovveduti schiavi tossicodipendenti.
            Mc Guire, neurofisiologo americano, conferenza al Congresso della Società Italiana di Psichiatria biologica, Napoli, Dicembre 1998 (cfr. M. Ammaniti in “La Repubblica”, quotidiano 9-12-1998 p. 40), ci tiene a dire: «Il quadro dipinto da Mc Guire è sicuramente allarmante, forse anche pessimistico…». Proprio in questi anni si è registrato a Firenze e in altre città italiane un altissimo consumo di cocaina, ed il fiume Po è pieno di additivi e farmaci da droga. I morti, anche innocenti, sulle strade d’Italia per automobilisti drogati e ubriachi sono smisuratamente aumentati. Se questo è «ricreativo o additivo»…!
            Io credo che forse da questa situazione ne andrà sabotata la normale realtà genetica delle popolazioni occidentali (Europa, America…), e quindi il loro decadimento mentale.
            Gli “idioti” cominciano ad aumentare dalle nostre parti.
            E così, caro prof. Odifreddi, ti lascio, per un po’, a meditare su queste simpatiche pagine che offro alla tua autorevole professionalità matematica. Però, mi perdonerai, certo, se ti dico che continuerò, appena ne avrò il tempo, a dare degli efficaci colpi di maglio a tante belle tue idee contro il “caro Papa”.

Recensione all'"Anima nell'universo della Galassie"

Recensione all'"Anima nell'universo della Galassie"
Recensione del p. Francesco Cultrera s.j. al saggio sull'"Anima nell'universo delle galassie": La Civiltà Cattolica, 166/4 (2015), pp. 302-303