Una Summa cristiana nella terra dei Gentili
si propone di gestire rigorosamente il processo scientifico per discipline che
vogliano dirsi razionali. Esiste, infatti, oggi una terra dei Gentili che, in
nome della scienza, vuole proporsi come unica realtà culturale che governa il
mondo e le sue prerogative fisico-antropologiche. Gli attori di questo
particolare territorio epistemologico affermano decisamente che, per loro, ogni
manifestazione umana che produca un fenomeno religioso qualsiasi (fede) è
un’incomprensibile alienazione. E’ chiaro il ritorno di Marx e Feuerbach: «i
predicati di Dio sono riconducibili a quelli dell’essenza umana»: una
proiezione.
Quest’atteggiamento ostile di un
nuovo ateismo (new atheism) sembra
privilegiare un retrocedere verso filosofie ed epistemologie ottocentesche e
tardo-hegeliane che hanno prodotto e dominato, da sinistra, il mondo della
cultura e dei saperi parascientifici del recente passato. Il pre-scientifico è
stata la caratteristica delle avventure ottocentesche e del primo novecento
della cultura positivo-materialista. Essa ha portato ai disastri nazi-comunisti
e al diffondersi molto gaio della “fede” illuminista, vera splendida
alienazione: caratteristica di «cominciamenti senza presupposti».
In questo giardino culturale
fascinoso e popolare contemporaneo si individuano facilmente mentalità e saperi
decisamente fondamentalisti in parallelo col fondamentalismo fideistico
creazionista che niente ha a che vedere con la ricerca scientifica.
La Bibbia
cristiana (Genesi) dice una cosa
molto semplice, di natura didattica, per le popolazioni post-preistoriche: che
esiste un Creatore (Dio) che, dal nulla assoluto, ha fatto tutte le cose che
vediamo ed esperimentiamo con la conoscenza intellettiva ed empirica in senso
profondamente aristotelico. La Sacra Scrittura
non dice per nulla come Dio ha fatto
queste cose. Non si crederà, ovviamente, che centinaia di seri studiosi e
specialisti, del testo e delle tradizioni bibliche, severi e colti di ogni
genere, accolgano letteralmente, per esempio, il pupo di fango o il soffio
della vita con la costoletta di Adamo protobatterio e di Eva mitocondriale.
Credere ad una cosa del genere, da parte di questi filosofi naturalisti, significa solo il ridicolo della scienza e
della filosofia.
Si parlerà ampiamente su questo
interessante equivoco e “pericoloso” tema sull’origine della vita e
dell’universo. Siamo consapevoli e fortemente convinti che i nuovi atei
utilizzino, nei confronti dei credenti, un sapere fortemente razzista e
scientificamente depauperato dai grandi principi della filosofia. Mi viene in
mente una lapidaria e secca espressione del gran filosofo americano Hilary
Putnam: «Aristotele dopo Wittgenstein» (Words
and life, 1994).
E, per non andare per funghi, dirò
che l’espressione, ormai ricorrente negli scritti di molti improvvisati
filosofi e apologeti dell’assenza di Dio, che: “l’essere coincide con la Natura cosmica”, è una
magnifica bufala. Si confonde la logica con l’ontologia (cfr. Russel a
proposito del concetto di sostanza da
lui scoperto nella teoria dei tipi).
Vedremo anche questo molto gaio discorso dei nuovi atei che, nel mortaio,
vogliono pestare l’acqua dello stagno. Circola anche un interessante enunciato
che sintetizza ed esprime, in modo veramente brillante, la carenza cognitiva
dei temi più noti e maturi delle scienze della logica: «la natura è la totalità
del reale» (Comte – Sponsille, Lo spirito
dell’ateismo). Certamente: la natura è la totalità del reale, ma
l’espressione è simile a quanto si legge nello stesso testo, che: «l’insieme (la Natura) di tutti i punti di
vista», come l’insieme o classe dei bicchieri non è un bicchiere.
Perciò, in un contesto severamente logico-matematico (teoria degli
insiemi e delle classi), la
Natura non è parte del reale. Vale a dire che il concetto di
“Natura”, come totalità (insieme) degli enti universi, è un concetto logico,
affatto ontologico, reale. La
Natura, quindi, non è parte del reale e, perciò, non esiste.
Ma se la Natura
non esiste, se non come concetto logico (un vecchio universale “predicabile”:
il genere), come si può affermare impunemente che «lo spirito (umano o divino)
è un suo risultato o prodotto più interessante, spettacolare e promettente»? Il
nulla non produce l’essere, è niente: stoltezza di uno stupido paradosso.
Qui i testi dei vari autori che
trattano, con serioso piglio, il tema dell’ateismo si fanno poesia, lirica,
ascesi, mistica. La scienza viene dolorosamente esclusa dalla riflessione sul
gran mistero del «perché l’essere anziché no». Essa viene, altresì, scartata da
una certa ragione filosofica che conduce, con poetica allegrezza, i grandi
problemi su cui, sin forse dalla preistoria, l’umanità tutta si è confrontata.
I miti biblico-platonici, il poema lucreziano e virgiliano sono, in fondo, un
onesto e intelligente sforzo, in carenza di conoscenze scientifiche consolidate
dall’esperienza dei secoli, per cominciare a spiegare una montagna di enigmi e
quesiti che l’umanità si è sempre posta.
Voler interpretare il sapere e la
riflessione del passato aristotelico-scolastico come un orribile fideismo
integralista è semplicemente un’enormità mistificatoria. Si possono, certo,
convincere i popoli, come ai tempi del mito, sfruttando l’analfabetismo
imperante sui grandi quesiti dell’esistenza, ma non si può pretendere di
passare inosservati dinanzi alla tribuna di chi ha logorato la propria vita
nella ricerca scientifica e nell’uso forte della ragione senza illuminazioni
più o meno fideistiche (Anselmo). Se la mia intelligenza deve essere
considerata in termini esclusivamente naturalistico-evoluzionisti, senza alcun
fondamento seriamente scientifico, allora veramente tutto ciò «non ha alcun
senso»: Wittgenstein docet! Che il nostro Odifreddi scriva che «l’unica vera
religione è la matematica e… la scienza [e la logica?]», e che al di là
dell’orizzonte degli eventi non esiste alcuna trascendenza ma c’è solo
superstizione, allora siamo al capolinea della razionalità.
Il fanatismo illuminista è peggiore
del fanatismo delle religioni. Perché, mentre quello religioso è un bubbone
malato della fede, quello laico-fisicalista è semplicemente la rinuncia a ogni
razionalità che invece ha caratterizzato la storia dell’umanità dai
Presocratici ad oggi. Pretendere il contrario, con piglio parascientifico,
significa proprio l’arroganza di una cultura monocratica con profili nettamente
teocratici illuminati a parabbuddisti.
Perciò prima di cominciare il nostro
discorso che ci riporti sul genuino piano della filosofia e della scienza, con
un dibattito libero e dignitoso al di là degli insulti ideologici verso
miliardi di credenti delle varie fedi, eccoci con una litania di temi da
trattare nella eventuale Summa.
UNA LITANIA DI PROBLEMI
“Benedetto Dio, Padre del Signore
nostro Gesù Cristo”.
(Paolo Apostolo ai credenti di Efeso, 1,3).
- La “NATURA” come classe logica. L’equivoco o il vero senso del “Deus sive Natura” di Spinoza e dei moderni fisico-ateisti e monistico-positivisti.
- L’uomo e il suo “conoscere”: un meteorite parlante.
- L’anima e i suoi prodotti.
- Primo assoluto prodotto: il linguaggio.
- Cosmologia – Spazio e tempo: Eternità.
- Origine della vita sulla terra celeste, palla turchina nell’Universo di fuochi galattici.
- La fede cristiana come Rivelazione di Dio e la filosofia come discorso razionale sulle sue proposizioni (Teologia): fides quaerens intellectum (S. Anselmo, Abelardo…).
- L’etica razionale e la morale cristiana. Le virtù morali e soprannaturali.
- Il Sacramento del Mistero di Cristo, il Risorto da morte sicura.
- Il dialogo rispettoso con i non-credenti alla ricerca comune della Verità a mezzo della ragione scientifica. Nessuna prevaricazione astiosa delle parti.
II. “LA DISTRUZIONE DELLA
DISTRUZIONE DEI FILOSOFI” (AVERROE’)
«Tardi ti ho amato, o bellezza
così antica e così nuova,
tardi ti ho amato! Ed ecco che tu eri dentro ed io
fuori,
e lì ti cercavo (…). Ahimè! Abbi pietà di me, Signore (…).
Guai alle
prosperità del mondo».
(Sant’Agostino, Confessioni 10, 26-37-29, 40: CSEL
255-256).
Il fenomeno del
“Nuovo ateismo”, che dilaga in tutta Europa tra le nostre “deboli” popolazioni
giovanili, mi sembra un fatto di natura psicologica. Ho forte impressione che
la filosofia e, a maggior ragione la scienza, qui non hanno campo. La stessa
ragione illuminista, da cui sembrano scaturire questi bei discorsi, pare
suggerisca a tanti portatori sani di tale dissoluzioni che, molto
probabilmente, hanno smarrito, per strada, la stessa via della ragione; forse
l’hanno superata ed emarginata. Costoro possono benissimo essere chiamati:
post-illuministi.
L’aver smarrito la via significa
aver smarrito la ragione per rifugiarsi in tale furore fideista che quello dei
credenti di tutte le fedi religiose, al paragone, è un fenomeno rigorosamente
razionale, anche se non-euclideo. Il perché di tutto ciò è facile da trovarsi:
leggendo le loro belle pubblicazioni e i loro ben congegnati libri si ha la
chiara sensazione che, con un raffinato linguaggio moderno e, spesso, con
polemica ironia, sciorinano discorsi assolutamente scorretti. A volte, essi
sono offensivi dal punto di vista filosofico e scientifico. Dire, per esempio,
che professare una fede religiosa «è una minaccia per l’umanità e un
integralismo da estirpare dalla faccia della terra», significa chiaramente
costruire una sorta di moderna Inquisizione[1]. Perché,
“estirpare” può benissimo significare per i credenti una shoah al modo nazista o un repulisti
al modo leninista o cinocomunista, oppure, in fine, una drastica emarginazione
dalle cattedre universitarie, dai centri di ricerca (cfr. C.N.R.: Pievani
contro De Mattei)[2] e simili espulsioni e
roghi da braccio “secolare”.
Simili scomuniche, fanno emergere,
in chi fa filosofia, un sentimento di orgoglioso puntiglio: dissolvere tale
nebbia mentale con la scienza della logica, con la dialettica delle scienze
antiche e moderne, ed, infine, con la testarda amministrazione di un sapiente
“Io” contro ogni prevaricazione materialistico-positivista.
Ed è proprio quello che ci
proponiamo di fare orgogliosamente in una «Summa
cristiana nella terra dei Gentili prevaricatori della ragione». Le nostre
argomentazioni non saranno «irrefrenabili impulsi» di aggressive teorie
fondamentaliste e fideistiche, stile nazionalsocialiste e marxo-leniniste del
secolo che fu. Le nostre controproposte rivestiranno la funzione di pacati
ragionamenti che «sovvertiranno» nel nome della scienza e della logica, di
averroistica memoria, «la [supposta] distruzione della distruzione dei
filosofi» (Tahafut al-tahafut).
E perciò il primo
nostro discorso riguarderà il pluriblaterato termine e concetto di “Natura” che
produce equivoci trancianti e senza senso. Nel tentativo di sostituirlo con un
Dio, o Caso o Necessità, o che diavolo sia, si cade nel terreno, molto
friabile, di un’esperienza di trascendenza che sotto le righe è implorata
nell’atto stesso di negarla. Vedremo.
[1] Cfr.
S. Harris, La fine della fede. Religione,
terrore e il futuro della ragione, tr.it., Nuovi mondi media, San Lazzaro
di Saverna (BO) 2006; F. Odifreddi, Caro
Papa, ti scrivo…, cit.; R. Dawkins, L’illusione
di Dio, Mondadori, Milano 2010; Comte – Sponville, Lo spirito dell’ateismo, Ponte alle Grazie, Milano 2007 (dove si
usano, per chi crede, termini come “imbecille” e simili).
[2] Cfr. il Giornale, quotidiano, 28/11/09, p.
36: «Roberto De Mattei vicepresidente del CNR, riferisce un tale Telmo Pievani
firma un articolo contro il «convegno antievoluzionista» organizzato dal
Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il suddetto si dice molto preoccupato,
perché il CNR sta facendo «perdere la faccia al nostro paese» e, riferisce il
De Mattei, che si vuol «colpire con l’epurazione» chi non aderisce ai dogmi
darwinisti». E conclude: «il mondo scientifico del XX° secolo ha già conosciuto
regioni in cui si è adottato questo
sistema».