“La classe è un aggregato di
enti. La classe di tutte le classi è
aggregato di tutti gli enti possibili: la Natura”.
(Palermo 2012)
Col
termine “Natura” si designa l’Insieme o il Tutto delle cose che esistono in
questo Universo: l’insieme di tutti gli enti, la totalità degli esistenti e del
loro essere, siano essi visibili o invisibili. Tutti, proprio tutti.
Perciò, “Natura” è tutte le cose, perché nessuno ha mai visto
nell’Universo la Natura come singolarità. Essa è quindi definibile come la
Classe di tutte le classi degli enti dell’Universo.
La Natura come Universale e Insieme di
enti è razionale, cioè possiede un codice algoritmico per ogni sua singola classe e suoi valori o elementi. La matematica la esprime nella sua obiettività e
nella ragione logica.
Questo è un concetto e una realtà,
quindi, che appartiene alla logica. E’, cioè, un concetto derivato, e di
seconda istanza. Vale a dire, ancora, che le leggi della disciplina logica e
matematica che riguardano rispettivamente le Classi e gli Insiemi sono meno primitive di quelle che riguardano
i concetti direttamente astratti e ricavati dalla realtà: prime e seconde
intenzioni.
Nel dominio dei predicati di secondo
livello o seconde intenzioni (la logica) c’è
un qualcosa di immediato e un qualcosa di derivato: estensione e
intensione.
Ora, tutto questo discorso mi pare
appartenga alla scienza della logica come scienza del pensare e, perciò,
esistente solo nella mente: è un suo prodotto. Esso, di conseguenza, non è una
realtà obiettiva, non appartiene all’ontologia. Nella logica, però, esiste una
legge ferrea e ben precisa che riguarda la Classe e gli Insiemi e,
naturalmente, la Classe di tutte le classi. Questa legge logica recita così: le
Classi non possono far parte dei loro valori. Vale a dire che gli “elementi” o
valori di una Classe non sono la classe e viceversa. Per esempio: la Classe dei
bicchieri non è un bicchiere; meglio: un bicchiere non è la sua Classe, come la
Classe degli uomini non è un uomo.
Dire: “l’uomo” significa “Tutti gli
uomini”: il vecchio universale della Scolastica.
L’analogia col nostro dire sulla
“Natura” è sorprendentemente evidente per demonizzare ed espellere dal discorso
seriamente scientifico ogni riferimento causale con il concetto di Natura.
Perciò, quando i filosofi identificano
Dio con la Natura simpliciter (Deus
sive Natura) commetteno una fallacia: la fallacia che confonde l’Essere
Assoluto (Dio) col concetto logico di Natura, come se la Natura fosse “una”
realtà o sostanza metafisica, mentre è solamente un concetto mentale o
universale logico: la Classe che indica tutti gli esseri esistenti. La fallacia
rimane anche se si considera la Natura come “Sostanza” e causa di se stessa,
necessaria e creatrice di tutto, eterna, infinita: Dio (Spinoza). Perché delle
due l’una: o la Natura è Sostanza reale ed obiettiva, ontologica, oppure non lo
è. Ma se la Natura è considerata come la sostanza
nel senso della metafisica aristotelica, allora qui si teorizza una specie di
“Anima mundi” che appare nelle cose
visibili e nei fenomeni del mondo. Addirittura è ipotizzata una divinità o un
“Dio” chiamato “Natura” e con essa identificato: Deus sive Natura. Ma allora siamo nel teismo cosmologico classico,
perché per “Natura” si intenderebbe un Dio: una Sostanza divina e i suoi
fenomeni. Ora, questo Dio dai fenomeni contingenti che tipo di Dio è, se la
Natura è in divenire? Cosa veramente misteriosa, se il divenire è imperfezione.
Così anche: quando i moderni
positivisti, fisicalisti, materialisti, miscredenti e quant’altri “scienziati”
del settore affermano che la Natura produce, per esempio, la selezione naturale
delle specie, commettono un’enorme stolta fallacia. Essi attribuiscono ad una
relazione logica il potere concreto di gestire una proprietà e una potenza
selettiva che produce specie nuove ed esseri sempre più perfetti sino ad
arrivare all’intelligenza ed all’autopercezione o autocoscienza nell’uomo sapiens sapiens. Quanto sia precario
questo discorso è presto detto1.
In conclusione: gli “scienziati” del
settore sono pregati di non usare più il termine “Natura” per indicare una
Materia o realtà onnicomprensiva e onnipoderosa come un Dio che crea se stesso
(?) e tutto il resto. Questo concetto che ha dominato l’intero secolo scorso e
più del nostro tempo, a ben vedere non è la ule
aristotelica priva di forme (materia prima) ma è come una Madre che nella
temperie mediterranea genera continuamente, per intrinseca sua potenza e forza,
i suoi figli o prodotti (evoluzionismo fisicalista). Se “Natura” sono tutti gli
enti reali, allora quale degli enti genera tutto? Una stella, un albero, un
uomo, un bicchiere?
Ora, sembra chiaro che il
materialismo riprende il suo concetto di Materia dal mito mediterraneo e non
dalla metafisica che è altra cosa. Il pregiudizio fisicalista, che ha
avvelenato le menti dei giovani e meno giovani di tutto un secolo di prodotti
criminali, è scaturito proprio da questo iato: l’equivoco del mito scambiato
per metafisica materialista. Le centenarie elucubrazioni per cui tutto
l’esistente proviene dal basso significa aver privilegiato la struttura dell’evento più che l’essenza di esso. Caduto
l’essenzialismo e il concetto metafisico di sostanza si credette di poter
subito istituire un moderno e limpido modello di filosofi non più legati alla
vecchia e insolente metafisica. L’esistenzialismo ha dominato l’Europa
gloriosamente per tutto il dopoguerra ad iniziare dal filosofo Søren Kierkegaard e, con drammi e
commedie, col filosofo Sartre e l’antimetafisico Heidegger, per poi planare
dolcemente nel pensiero nichilista e nella morte di Dio che dell’uomo è una
bella proiezione. Ma la proiezione, se muore, indica che il proiettato non
funziona più perché non esiste chi proietta (?!), se non proietta. Siamo,
perciò, nella più vile delle responsabilità intellettuali che, però, bisogna
impugnare col genio della Scienza e della Sapienza.
Impugnare e battere il pregiudizio
materialista è e sarà il nostro non facile compito. Noi crediamo che questo può
essere fatto dal movimento della Nuovissima Scolastica che, con
un rinnovato e severo rapporto tra le scienze moderne e la dignitosa e sublime
metafisica platonico-aristotelica, raggiunge una piattaforma culturale di
matrice cristiana che il mondo moderno ci dovrà invidiare.
I “Nuovi ateismi” che danno dell’imbecille (Comte – Sponsille) a chi
crede che un Dio esista, collocando invece i nuovi atei in un Paradiso chiamato
“sapere”, essi enunciano un insulto
ai fideisti dogmatici perché sarebbero semplicemente degli imbecilli creduloni.
Il sapere sarebbe la scienza bella e
buona che, però, confondendo la “Natura” con la Sostanza del Mondo, e la
Materia con la sostanza della Natura che è, invece, un semplice concetto
logico, essi dichiarano di aver capito poco della strada che porta alla verità
(Penrose). A dopo!