di
ANTONY LIGIJER
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Veniamo informati, da un’intervista
al giornale Pubblico (26/10/12), che
l’astrofisica Hack fa un’interessante confessione e una dichiarazione
testamentaria: 90 anni. La cosa per cui vale la pena ancora di lottare sono le
seguenti:
- Un’esistenza atea, fondamento di quelle “cose”.
- Una fede formidabile nella “materia”, la sola che ha base scientifica.
- Una assoluta miscredenza in Dio, nell’anima e… nell’Al di là.
- Ed, infine, lottare per dichiarare, in modo solenne, che finalmente ci si rende conto che il nostro bel Paese-Italia «è in via di sottosviluppo».
- Tante altre magnifiche scoperte che val la pena testamentare a futuro sollievo pedagogico dei giovani.
Non ci prolunghiamo, ma iniziamo a far scienza da una cattedra non certo
profumatamente pagata come quella, ma solo di origine naturale: un hobby
religioso.
Scienza (e caso scientifico)
significa fare affermazioni e pronunciamenti dimostrati. Dimostrare vuol dire
rendere evidenti e toccabili con mano le affermazioni che si fanno con
argomenti ineccepibili, come in matematica. La tecnica di ogni dimostrazione
nelle scienze speculative è quella del sillogismo aristotelico, e nelle scienze
sperimentali è la conferma della verifica empirica: la battaglia positivista.
Poiché tutto è materia, come afferma la Hack, l’unica dimostrazione di evidenza
è quella empirico-sperimentale.
Mi domando: cosa è questa materia di
cui tanto si parla in giro per fisica ed affini? E’ abbastanza evidente che
siamo circondati da “questa cosa” (materia) ben solida e percepibile senza
ombra di alcun dubbio. I nostri sensi sono affascinati dalla solida bellezza
della materia che, addirittura, nel corpo umano, raggiunge apici di raffinata
eleganza e armonica dolcissima felicità ed esaltato piacere. Possiamo, anzi
dire che, per esempio, l’eros
procurato nel nostro corpo materiale è la più straordinaria ed affascinante
“cosa” che possa accadere in tutto l’Universo delle galassie e delle stelle,
degli uragani del mare e dei fiori di Primavera.
Pare che il suo dominio sulla terra
sia assoluto tra gli uomini e le donne: tutto si fa per “amore” e la gioia del
cuore: i neuroni plastici di strana materia grigia elaborano tutto questo ed
altro ancora.
Perciò, la Margherita ha tanta ragione
da vendere nell'affermare che l’unica sua fede sia nella materia. L’unica
realtà è la materia. L’unico modo dell’essere è la materia che, nell’uomo,
meteorite parlante, produce addirittura tali forme di piacere da essere
considerato come un assoluto.
Mi concederà la Hack, e cari
compagni e compagne, che mi trovo di fronte ad una irrefrenabile, formidabile e
simpatica poesia e ad una bella esperienza descritta in modo che non si possa
rifiutare. Chi può negare, senza essere deriso, che il sole sorge la mattina di
primavera alle ore sei e trenta circa, secondo il parallelo, e tramonta la
sera, calando dall’altra parte, alle ore 19,30 circa, secondo il parallelo?
Alla barba di Galileo e Copernico e dei loro illuminati seguaci! Se anche la
Sacra Bibbia, parola divina, lo conferma con quel “fermati o sole!” di Giosuè
figlio di Nun?! Abati e chierichetti vorrebbero sparigliare la poesia dei sensi
con quella loro impettita scienza della ragione e della mente o anima, ecc.
ecc. La materia è tutto. I sensi lo confermano.
E l’anima? Solo un’illusione.
Ma cos’è la materia, si domanda la
scienza?
Materia, massa, densità di campo
La fisica dello spazio-tempo
Che
significa «credere nella materia». Cosa è la materia
Mi sembra ovvio chiedersi che prima
di affermare che si «crede nella materia» bisogna dire cosa è materia. Solo
dopo aver detto cosa è materia io posso affermare che credo in essa senza alcun
dubbio. Diversamente io ragionerei come un teologo che dicesse «credo in Gesù
Cristo» senza prima sapere se c’è un Gesù storico: fides quaerens intellectum.
Perciò dire seccamente, come fa la
Nostra, di «credere nella materia» equivale a proclamare il mito irrazionale di
tale materia. Essa ha tenuto corda, nel gioco della cultura occidentale, per
molto tempo. Ma «la Materia così intesa», mi diceva un caro amico, ormai al di
là dell’orizzonte degli eventi del cosmo, non è la “Ule” aristotelica priva di forme (materia prima) ma è una specie di
gran madre vissuta per tanto tempo nel Mediterraneo. Essa genera, per sua
intrinseca potenza e forza, continuamente i suoi figli. E’ la partenogenesi di
una Vergine del mito che non ha bisogno dell’apporto di Giove per generare gli
dèi e tutto il resto. Il materialismo ed ogni forma di fisicalismo positivista,
e quant’altro di genere evoluzionista, come crede la Margù, non attingono il
concetto di materia dal sito della metafisica ma da questo mito mediterraneo, e
fanno una battaglia culturale enormemente risibile perché sganciato dalla ragione scientifica ed
immersa nel “sacro mito” mediterraneo.
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I fisicisti, i neuro-scienziati, i
positivisti e simili movimenti del cuore in realtà non fanno altro che
descrivere le performances di questa
cosa qua che è la materia, la massa, la densità di campo, lo spazio-tempo di
Einstein. Ma a dire “cosa è”
essenzialmente la materia ancora si sta studiando di bello: si cammina per «la
strada che porta alla realtà» (Penrose, uno dei più grandi fisici).
Allora, per la fisica moderna cosa
è: materia?
Le definizioni sono parecchie.
Indicano una reciproca affinità che spesso va a finire non nell’ambito di una
vera ricerca scientifica, come la meccanica quantistica, nella classica percezione intuitiva (perché è
così) di menestrelli “cattedratici” che
discettano di problemi fondamentali della ricerca scientifica senza sentire il
bisogno razionale del processo dimostrativo.
Mi pare che chiamare materia tutto
ciò che occupa uno spazio è un bel circolo. E’ proprio questo che noi vorremmo
sapere: cosa è questa spaziale massa
inerte che ci circonda.
Lo stesso si può dire della materia
come ciò che si tocca, si può prendere a calci, si vede e si esperisce ecc.
ecc.[1].
La meccanica quantistica collegata
alla teoria della relatività e della fisica delle alte energie sembra che
faccia appannare, nella ricerca contemporanea, questo concetto rigoroso di materia come corposità e massa. L’aver
dimostrato (Einstein) che materia è uguale ad energia (compattata?) e che la
gravità come proprietà intrinseca di essa è un concetto geometrico
spazio-temporale fa pensare chiaramente a “qualcosa” ancora molto poco
conosciuta. L’aspetto ondulatorio, le funzioni d’onda, il rapporto
materia-campo, la fisica delle particelle elementari o quantistica ci danno un’immagine
della materia perfettamente matematica,
lontana dalla concezione fisico-chimica
classica2. Se poi si aggiunge a tutto questo la
scoperta di una realtà subatomica dal comportamento indeterministico, allora il
quadro concettuale complessivo fisico-chimico della materia inerte, come
sembra, si fa talmente nuovo da intravedere addirittura “epiloghi metafisici” e
“sogni” scientifici che attingono campi impossibili nell’epoca
positivistico-materialista3.
Allora, cosa è materia? Pare si
comincia a parlare addirittura di “oggetto della metafisica”4, e la metafisica è per eccellenza la scienza
del soprasensibile e dello spirito o mente o anima: la ragione non algoritmica!
E la “particella di Dio”, ricercata e trovata dal CERN di Ginevra (2011) per
sapere se è la fonte della materia o cosa altro?
Perciò, dire «credo nella materia» è
lo stesso che dire: «credo in Dio, Padre Onnipotente…».
E dello spirito, o mente o anima,
visto che se ne parla, cosa dobbiamo dire. Come possiamo salvaguardare la
realtà dell’autocoscienza, della mente o anima, dello spirito e del
“conoscere”?
Diceva giustamente Karl Popper che:
«l’uomo e il suo spirito non hanno bisogno di apologie. Né la legge della
conservazione dell’energia e della quantità di moto né alcun’altra legge fisica,
e neppure una probabilità o una propensione, lo hanno portato a costruire le
piramidi o a scalare l’Everest. Egli ha raggiunto vette anche più alte nella
scienza, nell’arte [nella religione cristiana radice della civiltà moderna] e
in molti altri campi».
Il Popper riconosce che questo epilogo del suo “Poscritto alla logica della scoperta scientifica” è un sogno
metafisico, ma di una metafisica degna di questo nome. E l’aspirazione propria
di ogni metafisico è quella «di riunire tutti gli aspetti veri del mondo (e non solo i suoi aspetti scientifici) in
un’immagine unitaria che può illuminare lui e gli altri: un’immagine più vera».
Il criterio è sostanzialmente lo stesso che nella scienza.
Approvo pienamente questa
illuminazione di un vero razionalista che nel suo realismo fa balenare l’idea
che, in fondo, la verità è un fatto metafisico, non certo esperibile dalla
materia dei sensi…
Mi sembra abbastanza per dire, in
conclusione, alla simpatica Margherita e a tutti i material-positivisti di questo mondo che il
loro arrogante abbaglio minimalista non è che una pesante ipoteca per la
ragione scientifica. Il materialismo, inteso così, è un immenso… banco di
nebbia che, purtroppo, si espande sempre più nelle nostre terre cristiane
oscurando la luce che il Logos divino era venuto a proiettare nel mondo per
farlo risplendere di giustizia, pace, salute e bellezza. Tutto questo è
spirito, mente, anima: altra cosa della materia, senza allusioni a molto
improbabili epifenomeni.
[1]
Cfr. A.D. Aczel, L’equazione di Dio.
Einstein, la relatività e l’universo in espansione, tr.it., Il Saggiatore,
Milano 2000, p. 163 ss.
2 Cfr. K. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica. III. La teoria dei
quanti e lo scisma nella fisica, Il
Saggiatore, Milano 1984, pp. 180 ss. 197 ss., 200 ss.